GUERRA DEL CIOCCOLATO: A CHE (BRUTTO) PUNTO SIAMO
| Dopo il  botta & risposta dei mesi scorsi, dopo la
      direttiva comunitaria sul "cioccolato" di un paio di anni fa e
      la  recente delibera del Parlamento Italiano, vediamo un po',
      all' inizio del 2003, a che punto
      siamo: purtroppo siamo a un pessimo punto, peggio ancora di quando la
      direttiva europea fu emessa. Infatti con la secca bocciatura dei giudici
      lussemburghesi a Italia e Spagna (vedi notizia riportata nel riquadro a
      fondo pagina) la CEE impone al paese iberico e al nostro di far
      liberamente circolare sui nostri mercati anche le schifezze prodotte con i
      famosi "grassi sostitutivi", e denominate falsamente
      "cioccolato", e il tutto con decorrenza
      pressoche' immediata. Mi astengo da commenti di merito, che ho peraltro
      gia' fatto abbondantemente  in precedenza, e mi pongo piuttosto la domanda:
      che fare a questo punto ? Nella motivazione della sentenza i dotti giudici
      lussemburghesi aggiungono che "e' indispensabile un' etichettatura
      che chiarisca ingredienti e percentuali"; non so se questo puo' in
      qualche modo lasciare aperto uno spiraglio, ma temo che rimarranno gli
      ingredienti scritti in piccolo sul retro della confezione (e ci
      mancherebbe altro, praticamente su tutti i prodotti alimentari e'
      giustamente obbligatorio scriverli). Di conseguenza saremo costretti a
      leggerceli sempre questi ingredienti, magari mettendoci gli occhiali, per
      essere un po' piu' sicuri di quello che mangiamo; sperando che qualcuno
      trovi il modo di far risaltare comunque la differenza sulla parte visibile
      della confezione, dovremo quindi cercare di essere consumatori un po' piu'
      attenti e consapevoli. Insomma, cercate il cioccolato vero, di fronte a
      questo ennesimo colpo dell' euroburocrazia l' invito non puo' che essere
      "Resistere, Resistere, Resistere !!!"
       Quello che invece sara' un danno sicuro e pesante e' quello che verra' arrecato alle non certo floride economie dei paesi produttori di cacao, che si vedranno decurtata senza possibilita' di appello un' importante fonte di reddito. Ma non c' e' niente da fare, siamo nel Mercato Globale, per il bene di tutti. 
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| Un saluto dal Ciculatee de Niguarda | 
| Tratto
      dall' articolo de "IlNuovo",
      che ringraziamo:
       LUSSEMBURGO
      – Italia e Spagna in ginocchio, al cospetto del cioccolato. Le due
      nazioni sono infatti state condannate dalla Corte di giustizia dell'Ue
      ''per aver vietato la commercializzazione con la denominazione
      'cioccolato' dei prodotti contenenti sostanze grasse vegetali diverse dal
      burro di cacao''. ....... La
      produzione di cioccolato è regolamentata nell'Ue da una direttiva del
      1973 che fissa il contenuto minimo di burro di cacao,e da una del 2000
      (che entrerà in vigore nel giugno di quest'anno) che autorizza l'aggiunta
      di sostanze grasse vegetali diverse dal burro di cacao fino a un massimo
      del cinque per cento. Nell'Ue, il cioccolato fabbricato essenzialmente nel
      nord Europa - in Danimarca, Irlanda, Svezia, Finlandia, nel Regno Unito e
      in Portogallo - rispetta il contenuto minimo di burro di cacao stabilito
      dalla direttiva europea del 1973, ma contiene sostanze grasse vegetali
      diverse dal burro di cacao fino al 5% del peso totale, come prevede la
      nuova direttiva. Per
      difendere la 'purezza' del cioccolato, l'Italia e la Spagna vietano la
      commercializzazione di questi alimenti con la denominazione ''cioccolato'',
      imponendo loro la denominazione ''surrogati di cioccolato''. I giudici di
      Lussemburgo hanno invece deciso che ''le normative italiana e spagnola
      sono sproporzionate e violano il principio della libera circolazione delle
      merci'' nell'Unione. ''La sentenza ha applicazione immediata e non vi è più possibilità di ricorrere in appello per i due paesi'', precisando che l'Italia e la Spagna non potranno bloccare alle loro frontiere prodotti con la denominazione ''cioccolato'' contenenti grassi vegetali nel rispetto della direttiva Ue del 2000. Tuttavia, aggiungono, è indispensabile un'etichettatura che chiarisca ingredienti e percentuali.  | 
  
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