Flores e Tikal: Malgrado l' ira di Montezuma, partiamo molto presto, verso le 5:30, e con un confortevole volo su un piccolo jet, in un' ora e mezza arriviamo a Flores, gradevole cittadina sulle rive del lago Peten, nel nord del paese; il clima qui è diverso da quello più temperato degli altipiani, il caldo umido si fa sentire, ma per fortuna abbiamo saggiamente scelto la stagione fredda, e il caldo e' sopportabile. Anche qui ci piazziamo in una "posada" senza pretese, che per qualche migliaio di lire ci affitta una camera con "doccia privata", dove il privato è dovuto ad una tenda che divide la zona-bagno dai letti: sarà l’isolamento termico così creato, sarà il clima del luogo, ma nella stanza è costantemente presente un bell' odore di muffa !!! Avendo deciso d’effettuare la gita al vicino sito archeologico di  Tikal di primo mattino, la rimandiamo al giorno dopo; per riempire la giornata effettuiamo un giro in barca sul lago che circonda Flores (la cittadina è costruita su di una penisola). Diverse barche sono ferme al porticciolo, il che indica che non siamo proprio in alta stagione, meglio cosi'!!! Il clou del giro è la visita all’isolotto di fronte alla città per visitare un vero “sito maya” !!! In realta' di rovine non se ne vedono, dopo aver pagato diligentemente la quota d’ingresso scaliamo un semplice montagnozzo, che i cartelli assicurano essere una ex-piramide Maya.

 

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La penisola su cui sorge Flores, base di partenza per Tikal, all' interno della giungla del Peten

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Dalla foresta spuntano le rovine di Tikal, vastissimo sito Maya del Peten, nel Guatemala settentrionale

 

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La grande piramide del tempio del Giaguaro, in onore
 del re "Ah Cacau" ( re cioccolato, a causa della grande  
importanza per i maya della pianta del cacao)

Con molta fantasia si può immaginare il sito nel momento del suo splendore, quando era un centro religioso per i maya delle foreste circostanti, ma si potrebbe ugualmente  immaginare che un tempo ci fosse una bella baita di montagna, che distribuiva polenta-oncia agli avventori (deliri del caldo !)  La sera ci concediamo un po' di relax in riva al lago, dove la Bruna arrischia addirittura un cocktail con ghiaccio (che pero' ci garantiscono provenire da "agua purificada" ) e la mattina dopo alle 5 prendiamo l' autobus per Tikal; il primo sito Maya che visitiamo e' sicuramente uno dei piu' interessanti, l' ambiente delle giungla alla mattina presto e' molto suggestivo; ci incamminiamo verso il sito archeologico dopo aver ingaggiato una guida che parla solo spagnolo (cosi' dividiamo il costo con due ragazzi uruguaiani incontrati sul posto). Le urla del "mono agullador" (scimmia urlatrice) che riecheggiano nella volta della foresta ci fanno un po' preoccupare, mentre ci dirigiamo verso il tempio del Giaguaro, prima che la guida ci spieghi che si tratta per l' appunto di scimmie e non di giaguari;  il sito e' molto vasto, ne visitiamo solo la parte piu' significativa, che comunque da un' idea abbastanza precisa del tipo di vita che vi si svolgeva nel periodo Maya (circa 7-800 d.C), e che riservava grande importanza agli aspetti religiosi, con i grandi templi piramidali, luogo anche di "sacrificio umano (azz!)". 

 

Dal Guatemala al Messico: attraverso il Belize fino a Tulum: Dopo aver pernottato ancora a Flores, il mattino seguente prendiamo di buon ora il pullman che si dirige in Messico, passando per il Belize; pur partendo all' alba va considerato che il viaggio e' piuttosto lungo e che i mezzi pubblici da queste parti non sono dei fulmini di guerra, per cui mettiamo in conto tutta la giornata. Dal Guatemala passiamo per il Belize, ex Honduras Britannico, che ci limitiamo ad attraversare senza fermarci; alla frontiera si nota pero' che la popolazione e' di derivazione piu' africana che maya, il che e' dovuto al traffico di schiavi nei secoli passati. Arrivati in Messico cambiamo autobus a Chetumal, e pur scegliendo un pullman di linea di II classe ci accorgiamo che i prezzi sono diversi (in peggio) da quelli guatelmatechi. Per di più il pullman è sovrafollato e dopo quattro ore a mo’ di acciughe, verso sera raggiungiamo Tulum, sulla costa atlantica, un centinaio di chilometri a sud di Cancun. Incredibilmente riusciamo a trovare subito gli altri cinque compagni di viaggio, coi quali avevamo fissato un appuntamento che si rivela preciso sia come luogo che come orario: verso le 7-8 di sera, nel bar "Don Cafeto" sul lungomare di Tulum avviene l' incontro: baci e abbracci di rito e ci sediamo per mangiare qualcosa; dal racconto degli altri emerge subito che va prestata la massima attenzione ad un piccantissimo peperoncino verde, servito insieme all' aperitivo, che in nostra assenza era stato azzannato avidamente dall' incauto Ari, procurandogli lesioni permanenti alle papille gustative e uno stato di semi-incoscienza.

 

Effettivamente, anche un piccolo pezzo accompagnato dal pane ci causa vampate di calore e lingua felpata alla Fantozzi. Dopo aver pernottato in un confortevole alberghetto e dopo aver visitato le piccole ma interessanti rovine maya di Tulum (che hanno il pregio di essere in riva al mare, il che ci consente di fare un bel bagno), il giorno successivo partiamo in macchina (i nostri soci ne hanno noleggiate due appena arrivati) e ci dirigiamo verso nord.

Da Tulum a Palenque attraverso lo Yucatan: La zona fra Tulum e Cancun e' molto turistico-balneare e le strade sono buone, per cui manteniamo una buona media; prendiamo l’autostrada locale, insolitamente vuota (probabilmente anche a causa del pedaggio da rapina che vi si applica !!!)

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La spiaggia di Tulum, unico posto di mare decente che 
abbiamo trovato in Messico

 

In breve raggiungiamo Valladolid,  interessante cittadina coloniale dove ci fermiamo a dormire, e l' indomani arriviamo a Merida, una delle citta' principali del Messico meridionale; qui comincia la caccia ai cappelli "panama", cioe' i freschi cappelli di paglia intrecciata in stile coloniale, che rappresentano un bel "gagget" a cui non vogliamo rinunciare: siamo subito abbordati da un personaggio locale, che ci assicura essere un vero discendente dei maya, e ci porta in un posto che conosce solo lui e che vende a prezzo eccezionale gli unici cappelli Panama originali che si trovano in citta'; non ci vuole molto a intuire che il posto e' un normale negozio, e che l' amico maya e' ingaggiato come procacciatore e abborda tutti i turisti che gli capitano a tiro; ci fornisce pero' un consiglio che si rivelera' utile per limitare i danni della tremenda Vendetta di Montezuma: mezzo bicchiere di "bebida sagrada" (la Coca-Cola) con mezzo limone spremuto dentro, un vero toccasana !!! Il giorno successivo, dopo aver visitato la "splendida" spiaggia di Progreso (un' autentica ciofeca) ci spostiamo da Merida verso sud ovest, nel cuore dello Yucatan, e visitiamo gli interessanti siti archeologici di Uxmal e Chichen Itza. Soprattutto quest' ultimo e' piuttosto affollato, e non ha il fascino della giungla di Tikal, ma ci sono diverse cose che vale la pena vedere, come la grande piramide, il campo di pelota e il tempio delle 1000 colonne; le rovine sono molto ben ristrutturate e ben tenute, visto che sono una importante fonte economica; annesso al sito c' e' anche il "Cenote", cioe il laghetto che funzionava come riserva d' acqua dolce per la citta';  a Uxmal va segnalata  la piramide dell' Indovino, dalla singolare forma ovale, il Palazzo del Governatore, e la Casa delle Monache, con le sue pregevoli decorazioni.  Lasciata Uxmal, proseguendo verso sud-ovest arriviamo a Becal, centro famoso per la lavorazione dei cappelli "panama", dove finalmente ci diamo agli acquisti; la sera raggiungiamo la citta'di Campeche, dove pernottiamo.

 

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La grande piramide di Chicen Itza, una delle immagini simbolo del Messico e dell' architettura Maya

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Fregi e decorazioni ornamentali sulla "Casa delle Monache", nel sito archeologico di Uxmal 

 

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Il tempio della "cruz foliada" (a sinistra) e le altre rovine di Palenque.

Il giorno dopo arriviamo a Palenque, altro sito archeologico maya, piazzato in mezzo alla giungla  con un' ambientazione che ricorda Tikal; il sito e' forse il piu' bello di quelli che abbiamo visto in Messico: ammiriamo il tempio della "cruz foliada" (che rappresenta il mais, pianta sacra per i maya) e scendiamo nella piramide tombale di Pacal, uno dei re piu' importanti di Palenque; dalla cima della piramide uno stretto cunicolo (attenzione alla claustrofobia) conduce alla camera tombale, dove un giaguaro con gli occhi di giada veglia su un gigantesco lastrone monolitico, che si fatica a capire come i Maya siano riusciti a piazzare proprio qui.

 

<--Mexico-Guatemala '99: parte I

 

Mexico-Guatemala '99: parte III -->

 

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