Il Chiapas, San Cristobal e dintorni: Dopo aver lasciato Palenque cominciamo a salire di quota, in direzione della Sierra Madre del Chiapas; da queste parti sono attive le milizie dell' EZLN del sub-comandante Marcos, e vi e' una notevole presenza di militari sulle strade. Spesso ci troviamo di fronte a posti di blocco, rispondiamo diligentemente alle richieste di documenti e proseguiamo senza problemi. Durante il viaggio, dopo la (deludente) cascata di Misol-ha, approdiamo ad Agua-azul, dove un impetuoso fiume forma cascate e giochi d' acqua in un ambiente da "giungla selvaggia" molto bello, anche se reso piu' domestico dalla presenza di numerosi baracchini-ristoranti e da un numero considerevole di turisti. Comunque ne approfittiamo per concederci una pausa rigenerante. Proseguiamo poi verso San Cristobal, stando attenti alle pericolose "tope" che si trovano in prossimita' di ogni villaggio: sono cordoli di cemento per rallentare i veicoli, ma sono talmente alti da rappresentare un vero pericolo per la circolazione; riusciamo comunque a passare indenni e per sera raggiungiamo San Cristobal, capoluogo del Chiapas, a piu' di 2000 metri di quota. Queste zone sono forse le piu' interessanti del nostro giro in Messico, sia da un punto di vista paesaggistico che da un punto di vista etnico: da queste parti infatti resistono ancora diverse comunita' indigene, che hanno mantenuto almeno in parte gli antichi usi e costumi, malgrado sia innegabile l' impatto del turismo; dopo una rapida indagine ci rivolgiamo ad Alex e Raul, che con il loro pullmino portano i turisti a visitare le vicine comunita' di S. Juan Chamula e Zinacantan.

 

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Le impetuose cascate di agua-azul, lungo la strada che da
Palenque porta verso il Chiapas

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Simboli cristiani si mescolano alle usanze locali 
in un cimitero a San Juan Chamula

 

L' aspetto piu' caratteristico e' rappresentato dagli usi religiosi della popolazione locale, che sono un misto di credenze pre-ispaniche e di riti cattolici; singolare in questo senso e' l' uso della Pepsi-Cola (in assenza di questa anche la Coca-Cola), che assurge addirittura al rango di "bebida sagrada" e viene utilizzata in alcuni riti, in quanto facendo ruttare in abbondanza espelle gli spiriti maligni dal corpo. La citta' di S. Cristobal e' piacevole, di impianto chiaramente coloniale, e gode di un bel clima fresco. Una parte del gruppo (la più motivata) visita anche il museo dei maya lacandoni, un etnia discendente da quei maya scappati nella giungla per sfuggire agli spagnoli (le ultime sacche di resistenza nelle giungle dello Yucatan saranno sconfitte solo all’inizio del XVIII sec.) e che appunto in quanto spersi nella giungla riuscirono a rimanere isolati per secoli, in stato di sostanziale autonomia. 

 

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La chiesa principale di San Juan Chamula, in Chiapas, 
dedicata a San Giovanni Battista

Il museo raggruppa tutta una serie di strumenti utilizzati fino a pochi anni fa dai Lacandoni, che attualmente abitano ancora nella zona denominata Serra Lacandona, compresa tra Palenque,  il Chiapas e il confine con il Guatemala. La suggestione romantica, che spesso colpisce il turista, per questo popolo svanisce in un filmato d’epoca (anni ’30 del XX sec.) che riprende i primi contatti tra i visi pallidi e questi maya. Guardando il filmato infatti si ha la chiara idea di trovarsi davanti non tanto i discendenti dei costruttori di piramidi quanto piuttosto una tribu' di trogloditi !!!  Il giorno dopo Massimo, forse impazzito a causa della quota,  si alza alle 5 di mattina per fare le foto alla citta' perche', sostiene lui, non c' e' in giro nessuno e la luce e' quella giusta; noialtri invece ci svegliamo a orari piu' normali, e facciamo un po' di acquisti al mercatino locale; in giornata facciamo una puntata verso Tuxla Gutierrez, dove ci fermiamo a visitare il "canyon del sumidero"; affittiamo un barchino, e appena saliti a bordo il pilota parte a manetta, cosi' in breve tempo ci infiliamo in una gola con sponde a picco alte alcune centinaia di metri; l' ambiente e' suggestivo, e il giro abbastanza lungo, fra andata e ritorno ci mettiamo un paio d' ore; alla fine del canyon c' e' uno sbarramento fatto per scopi idroelettrici, e  possiamo anche ammirare il monumento all' eroico operaio costruttore della diga (una vera chicca in stile stakanovista-sovietico). 

 

 

La sera rientriamo verso l' altipiano e ci godiamo una bella cena con cucina a vista in un ristorante a S. Cristobal; l' indomani  cominciamo il lungo viaggio di rientro.

Il ritorno verso lo Yucatan:

Dal Chiapas verso lo Yucatan ripercorriamo grosso modo lo stesso tragitto dell' andata, fermandoci ogni tanto in qualche paesino lungo la strada ed evitando le grosse citta'. La distribuzione nelle macchine ci vede alternati alla guida, in genere con un equipaggio maschile e uno femminile, con il prode Massimo alla guida, a sollazzarsi tra le donne (in realta' il tapino e' una povera vittima e alla fine del tragitto ne uscira' malconcio). Giunti in prossimita' della punta dello Yucatan notiamo sulla cartina che, mentre la strada principale ci farebbe ripassare per Merida, esiste una strada alternativa, che taglia orizzontalmente la pianura e porta direttamente sulla costa, fra Tulum e Playa del Carmen. Dato che la strada e' segnata sulla cartina generale del Centro America, ipotizziamo che sia abbastanza importante, e decidiamo di seguirla con l' intento di risparmiare un po' di chilometri e di visitare anche le zone rurali e meno battute dal turismo dello Yucatan interno. 

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Le pareti verticali all' ingresso del canyon del Sumidero

 

Dopo pochi chilometri di strada stretta ci rendiamo conto pero' che le nostre supposizioni erano a dir poco ottimistiche, e che la strada, anche se e' segnata sulla cartina, e' in realta' una specie di mulattiera o giu' di li', e che per giunta peggiora in continuazione, diventando anche non asfaltata. Dopo un rapido consulto decidiamo arditamente di proseguire, anche perche' la benzina scarseggia e dobbiamo raggiungere la costa per fare il pieno; dopo qualche altro chilometro il paesaggio diventa completamente rurale, non ci sono case o strade intorno, ogni tanto passa qualche campesino, e notiamo che il consueto machete legato al fianco e' via via sostituito dallo schioppo, il che ci genera qualche perplessita', ma ormai siamo a meta' strada e andiamo avanti.

 

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Paesaggio rurale dello Yucatan centrale

Passiamo un paio di minuscoli villaggi spersi nella boscaglia, che ricordano un po’ quelli africani; la gente ci saluta cordialmente (non si vedono molti turisti da queste parti evidentemente) e alla fine sbuchiamo sulla statale costiera, a pochi chilometri da Tulum, dove ci fermiamo per rilassarci un po' prima del rientro. La sera, dopo una lauta cena da Don-Cafeto (evitando il terribile peperoncino verde) giriamo per il paese, in festa per un qualche santo. Possiamo così vedere e provare la popolar-roulette locale, una via di mezzo tra la roulette vera e propria e il mercante in fiera: dopo aver comperato le carte si aspetta il giro della ruota dove ad indicare la figura vincente è la lingua di una cagnolina posta al centro della roulette, che l' imbonitore cita ripetutamente come "La Lengua della Perrita". La cosa scatena l' entusiasmo di Ari, che cade preda del demone del gioco, e che a stento riusciamo a trascinare via. 

 

Alla sera, nella consueta lotteria per l' assegnazione dei posti letti in albergo l' Ernestone (che nelle lotterie non e' mai granche' fortunato) capita in un letto doppio in coppia con l' Albertone; il prode "uebmaster" decide di verificare il suo recente acquisto, e visto che la stanza e' dotata di opportuni ganci a parete, dorme sull' amaca, con grave pericolo per l' Ernestone sottostante, che infatti troveremo alla mattina completamente rannicchiato in una porzione minima del letto. A Tulum ci concediamo un po' di relax, facciamo il bagno, mangiamo qualcosa in un baracchino vicino alla spiaggia e ripartiamo; dopo una breve tappa a Playa del Carmen, che fa abbastanza schifo, arriviamo infine a Cancun, che invece fa proprio schifo ed e' una roba da americani, con i McDonald's, i "Planet Hollywood" e un sacco di albergoni di 15-20 piani. Raggiungiamo l' abiezione mangiando qualcosa proprio in un McDonald's, dove oltre alla patetica foto del dipendente del mese segnaliamo una vera "chicca": insieme ai giochi per bambini e ai videogames troviamo una bella riproduzione di sedia elettrica, che per pochi pesos accende un po' di luci e si mette a vibrare, facendo provare l' emozione del condannato a morte (!!!). Paghiamo il conto e ci dirigiamo verso l' aeroporto: la vacanza e' proprio finita.

 

<--Mexico-Guatemala '99: parte II

 

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