Salita al Pizzo Tambo' (m 3279)

 

Prosegue il programma “10 anni per un 4000” , che avevamo inaugurato l’ anno scorso con la salita al Pizzo Stella, situato anch’ esso nell’ alta Val Chiavenna; quest’ anno, avendo in programma di salire di quota di un centinaio di metri, abbiamo scelto come “3200” il Pizzo Tambo’, che mantiene caratteristiche compatibili con le nostre imprese (e’ cioe’ una cima classificata come “facile”, salibile senza troppi patemi).  

 

L' imponente piramide del Tambo' in uno dei rari momenti di buona visibilita'

 

Il Pizzo Tambo' si trova al confine fra la Lombardia e la Svizzera, ed e’ la cima piu’ a Est delle alpi Lepontine, appena prima della alpi Retiche. La salita parte direttamente dal passo dello Spluga, a 2115 metri. Si raggiunge in auto da Niguarda in poco più di un paio d’ ore, risalendo il lago di como dalla parte di Lecco, lungo la statale 36, proseguendo in direzione Chiavenna-Madesimo-P.so dello Spluga. La strada, dritta e comoda fino a Chiavenna, diventa subito dopo tortuosa e piena di tornanti, incastrata nei ripidi versanti della valle, che riprendera’ ad aprirsi solo in prossimita’ del minuscolo paesino di Montespluga, a circa 1900 metri, sulle rive del lago omonimo. Quassu’ il paesaggio, soprattutto visto con la luce del mattino, e’ davvero incantevole. Avendone la possibilita’ e’ consigliabile pernottare in zona (noi ci siamo fermati al rif. Stuetta , poco prima di Montespluga) in modo da partire l’ indomani abbastanza presto, visto che l’ escursione e’ piuttosto lunga: ci sono piu’ di 1100 metri di dislivello da fare e vanno messe in conto 3 ore e mezza – 4 ore di cammino a seconda della quantità di neve che si trova sul percorso.  

I primi tratti su neve, appena sotto il Pizzo Tamborello (a destra rispetto alla foto)

 

Il caratteristico laghetto ghiacciato che si incontra poco prima di meta' percorso, dopo i primi tratti innevati

Dal P.so dello Spluga si risale per pendii erbosi il crinale che segna il confine italo-svizzero, fino a circa 2500 metri di quota, seguendo le evidenti tracce del sentiero (non  segnato a vernice) che parte a ovest del posto di confine; questo primo tratto, (circa 400m di dislivello) è abbastanza ripido e alla fine fa’ piacere arrivare al tratto successivo per tirare un po’ il fiato.

 

 

Si prosegue poi leggermente a sinistra, mantenendosi sul versante meridionale della montagna, passando sotto la vetta del Pizzo Tamborello (2858 m), e si risale il pendio fino circa a quota 2700 metri; quando ci siamo stati noi, verso fine luglio il pendio era ancora innevato, ma comunque percorribile anche senza ramponi, facendo un po’ di attenzione

 

Appena sopra questo pendio, con la vetta del Tamborello sulla destra, si traversa verso sinistra, seguendo la traccia di sentiero e tenendo d’ occhio gli ometti di pietra, ben visibili  non appena la neve lascia il posto a detriti e pietraie; si passa a monte di un caratteristico laghetto, spesso ghiacciato, e si sale sempre verso sinistra, attraversando un altro pendio nevoso sottostante una cima di circa 3100 metri. 

Veduta sui ghiacciai del versante nord del non distante Pizzo Ferre'(3103 m)

 

Scollinando a sinistra di questa cima si raggiunge una piccola vedretta, dove, piegando a destra, si scende per un breve tratto innevato; poco dopo si riprende a salire verso nord-ovest, in direzione della ormai visibile (se siete fortunati, noi abbiamo trovato la nebbia !!!) piramide del Pizzo Tambo’.  In circa ¼ d’ ora si attraversa il piccolo ghiacciaio: quando ci siamo passati noi la neve era abbastanza morbida, ed e’ stato possibile salire senza ramponi (solo utilizzando la piccozza o i bastoncini da trekking per mentenere l’ equilibrio); e’ comunque consigliabile portarsi un po’ di attrezzatura per evitare possibili imprevisti. 

 

I nostri prodi sugli ultimi, ripidi passaggi poco prima della vetta

Passato il ghiacciaio si giunge alla base del Tambo’ in prossimita’ di una caratteristica gobba nevosa, che ci si trova sulla destra, a circa 3085 metri di quota.

A questo punto comincia il tratto piu’ impegnativo del percorso: si risale la pietraia che porta direttamente in cima, facendo attenzione ai sassi, spesso instabili; il sentiero gira sul versante sud del Pizzo e si apre sotto ai piedi un bel tratto un po’ esposto. Il pendio si fa via via piu’ ripido e se siete un po’ a corto di allenamento (come noi) anche la quota si fa sentire; la salita e’ comunque fattibile e nel giro di 40-45 minuti si raggiunge la croce di vetta. Da qui il panorama spazia dalla Val Chiavenna alla Svizzera, ed e’ ben visibile anche la piramide del non distante Pizzo Stella, con le cime che vanno verso il Bernina appena dietro; per godersi il panorama ci vuole pero’ anche un po’ di fortuna, perche’ il Tambo’ e’ spesso coperto dalle nubi, e noi abbiamo dovuto aspettare un bel po’ prima che qualche benevola raffica di vento aprisse, almeno per qualche momento, la vista sotto i nostri piedi.  

 

 

 

La vista dalla vetta verso il versante di salita: alla base della piramide finale e' ben visibile la caratteristica 'gobba' di neve che si raggiunge dopo aver attraversato il piccolo ghiacciaio sulla destra della foto. In rosso l' ultimo tratto del percorso prima della piramide di vetta.

 

Dopo una sosta d’ obbligo in vetta per rifocillarsi e prendere fiato, si ridiscende seguendo lo stesso percorso della salita, e in 3 ore, 3 ore e ½ (prendendosela comoda) si torna al P.so dello Spluga.  Prima di abbandonare la valle e’ consigliabile ritemprarsi in una delle trattorie della zona, magari con un piatto di pizzoccheri chiavennati, che forse non sono proprio un piatto leggero, ma sono di sicura soddisfazione dopo le fatiche della giornata.

 

Dopo tanta fatica, finalmente in vetta

Turna indree

Turna al'Om Peig