IL BREITHORN OCCIDENTALE (mt. 4165)

Anche quest' anno il programma 10 anni x un 4000 subisce un' accelerazione, e questa volta e' quella definitiva, che ci consente di approdare finalmente al nostro primo "4000": del resto fare una tappa di soli 100 metri all' anno ci avrebbe portato troppo in la' col tempo, e visto che gia' a meta' percorso "il grosso" della redasiun aveva ormai rinunciato alla meta finale, abbiamo rotto gli indugi. Ovviamente, anche in questo caso,  abbiamo scelto una cima il piu' abbordabile possibile, come il Breithorn occidentale, da molti considerato come "il piu' facile 4000" delle nostre Alpi. Si tratta effettivamente di una montagna che non presenta difficolta' tecniche, anche se va tenuta in conto la quota considerevole, e il conseguente impegno fisico; inoltre, dato che si cammina su ghiacciaio, e' necessario legarsi e disporre dell' attrezzatura adeguata (ramponi, piccozza, imbrago, moschettoni e abbigliamento da alta quota).

Il Breithorn e' una delle montagne di confine che separano la Val d' Aosta dalla Svizzera, nel tratto fra il Cervino e il gruppo del Rosa; la cima occidentale e' quella piu' alta e, visto il facile accesso, anche la piu' frequentata, rispetto alle altre due (Breithorn centrale e orientale, anch' esse sopra i 4000 mt.). La base dell' escursione si raggiunge in auto da Niguarda in circa un paio d' ore: si prende l' autostrada per Aosta, uscendo a Chatillon-SaintVincent, e si percorre la Valtournenche fino a Cervinia.. Da qui si prosegue in funivia per il Plateau Rosa', dove si trova il rif. "Guide del Cervino", a 3480 metri; dato il notevole sbalzo di quota, e visto che la funivia e' divisa in tre tronconi si puo' anche decidere di fare un tratto della salita a piedi.

Le operazioni  di preparazione della cordata, appena fuori dal rifugio.

Si parte camminando sulle piste, verso il Colle del Breithorn (in alto a sx nella foto)

Il rifugio dispone di una quarantina di posti, il servizio di alberghetto costa 45 euri, e la cena non e' niente male. Le camere invece non sono un granche', le brande piuttosto sfondate (perlomeno le nostre) e, complice il ricambio d' aria nullo, di notte fa un caldo della madonna, e riuscire a dormire e' davvero un' impresa (tenete presente che a causa dello sbalzo di altitudine qualcuno potrebbe anche accusare un po' di mal di testa). In alternativa al "Guide al Cervino" si puo' pernottare anche al rif. "Teodulo" del CAI, circa 150 metri piu' in basso, che si raggiunge in mezz'ora di comoda camminata sul ghiacciaio.

Il giorno dopo ci si sveglia abbastanza presto (noi abbiamo fatto colazione alle 5), e ci si prepara in cordata. La lunghezza dell' operazione dipende naturalmente da quanto siete pratici di queste cose: noi ovviamente ci mettiamo parecchio (veniamo anche definiti "un po' pasticcioni" dalla rifugista), ma alla fine ci imbraghiamo corretamente tutti quanti, grazie anche alla supervisione di Adriano, istruttore CAI, che ci evita di legarci la corda intorno al collo e di montare i ramponi con le punte in su. Anche Davide, malgrado un fastidioso ribaltamento di stomaco, riesce stoicamente ad unirsi alla cordata. Si parte in direzione del Colle del Breihorn, che separa il Piccolo Cervino dalla Gobba di Rollin, camminando sulle piste da sci; per fortuna al mattino presto non c' e' nessuno, ma purtroppo durante la giornata le piste si riempiranno, e mettete in conto che dovrete fare attenzione a sciatori e surfisti durante la discesa. Questo, unito al fatto che la vista di funivie, skilift, tralicci e compagnia bella non e' che sia il massimo a queste quote, toglie parecchio fascino all' ambiente (che altrimenti sarebbe splendido).

L' ampio pianoro ghiacciato dopo il Colle del Breithorn, con vista sulle cime del Rosa.

C' e' anche chi opta per una notte decisamente piu' "fresca" rispetto al rifugio.

Giunti al colle del Breithorn, dopo circa un' ora di camminata, per fortuna il discorso cambia, e l' ambiente diventa decisamente piu' "alpinistico": si attraversa un ampio pianoro ghiacciato, a circa 3800 metri, da cui si gode (se la giornata e' bella, come nel nostro caso) di un fantastico panorama su tutto il crinale, costellato di cime oltre i 4000, che porta verso il Monte Rosa. Alla fine del pianoro si svolta a sinistra, in direzione della grande cupola ghiacciata del Breithorn, chiaramente visibile: la traccia taglia in diagonale la montagna, e il pendio, qui, si fa  piuttosto ripido; a meta' salita il prode Filippo accusa nausea e spossatezza, ma rallentando un po' la marcia riusciamo a convincerlo a proseguire.

Il tratto finale della salita, con il Piccolo Cervino sullo sfondo, e piu' in la' il Plateau Rosa'.

Sul ripido tratto prima della cresta finale

Finalmente in vetta, col Cervino sullo sfondo.

Giunti in prossimita' della cresta sommitale si svolta a destra, il pendio spiana leggermente, ma la fatica si fa sentire comunque: ormai si e' sopra i 4000 metri, e oltretutto, anche se e' una bella giornata di luglio, a queste quote tira un vento gelido che taglia la faccia. Ancora poche decine di metri di faticosa salita e finalmente siamo in vetta: lo spettacolo da qui e' davvero fantastico, il panorama abbraccia un incredibile numero di cime, che vanno dal Cervino al Rosa, passando per le montagne del Vallese svizzero. Sotto di noi, verso nord, si apre un gigantesco salto di 2000 metri sul ghiacciaio del Gorner, che scendendo dal Monte Rosa riceve i "contributi" del versante nord del Breithorn. La vetta e' relativamente ampia, e ci si riesce a sistemare malgrado l' affollamento; giusto il tempo di fare qualche foto (le mani si ghiacciano non appena tolgo i guanti) e ci rimettiamo in cammino per la discesa.

Il fantastico panorama che si apre dalla vetta, verso i ghiacciai e le cime del Monte Rosa

Dopo tanta fatica, la classica foto  in vetta: Filippide, Davide, Lucia e Walterun.

Il percorso che si segue e' il medesimo, e va detto che incrociare la gente che sale, mentre noi comodamente andiamo in senso contrario, da un po' di (sadica) soddisfazione. Nell' ascensione al Breithorn e' praticamente impossibile perdersi, basta seguire l' interminabile fila di alpinisti che percorrono la traccia, ma questo discorso vale, ovviamente, solo in condizioni di bel tempo; in caso contrario la faccenda potrebbe essere ben piu' complicata. La discesa e' naturalmente parecchio piu' spedita della salita, e in circa un' ora ci si riporta al Colle del Breithorn; da qui, con un altra ora di "slalom" fra sciatori e impianti di risalita, raggiungiamo il rifugio, affollato come un tram nell' ora di punta. Tolti ramponi e imbragature e sistemati gli zaini si prende la funivia per scendere, e in breve, dopo l' aria gelida dei 4000, torniamo nella calura estiva della pianura.

Antonella "capocordata" con i suoi compagni, ormai rilassati durante la discesa.

La grande cupola del Breithorn, con la lunga fila di alpinisti che ne taglia il pendio finale.

 

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