Viaggio: SIRIA - GIORDANIA PRIMAVERA 1995

SIRIA - II parte 

 

Il sito che non ci lascia sicuramente indifferenti è invece Apamea. Arrivando nel tardo pomeriggio sulle colline che circondano il sito, colorate di un rigoglioso verde per la stagione primaverile, vediamo da lontano quel che resta della città: una visione da togliere il fiato!!! Un colonnato in stile ellenistico, in mezzo al nulla, lungo quasi un chilometro .

Dopo la quiete di Apamea, Aleppo ci accoglie con la confusione di una città viva, dove si vedono corpulenti donne russe cariche di sacchi di vestiti usati da vendere in città. Una scoperta più inquietante è invece quella della zona dei forni dove viene cotto il buon pane arabo. Di prima mattina, fuori dalle botteghe dei panettieri, un nugolo di bambinetti è  intento a disporre le pagnotte in pile da dieci e metterle nei sacchetti di plastica per poi distribuirle agli alberghi. Il fatto è, che le pagnotte per essere impilate vengono appoggiate sul marciapiede, per cui la prima delle dieci, risulta insaporita dalla polvere della strada.

Apamea - via principale

 

Rocca di Aleppo

Aleppo è comunque stupenda, il suo Suq coperto è il più bello che abbia mai visto (pare sia secondo solo a quello di Istanbul). Giriamo il Suq per ore assistendo le nostre compagne di viaggio negli acquisti più impensabili e provando a nostra volta l'ebbrezza di un acquisto.

Acquistiamo la Kefia del miglior tipo senza essere però riusciti a smuovere il negoziante di un centesimo dal suo  prezzo (che si senta già odore d'Europa?).

Un'altra cosa da non perdere sono i magnifici bagni turchi di cui si vedono gli ingressi dalla strada, scendiamo per ammirare lo stupendo salone di uno dei più grandi Hamman della città.

Malauguratamente la nostra "libidine" di occidentali ci costringe a provarne uno un po' piccolo e squallidino. Volendo fare il bagno insieme alle signore del gruppo siamo costretti a prenotarne uno tutto per noi, non esistono infatti Hamman misti in quanto i turni degli uomini e delle donne sono rigidamente separati. L'unico momento divertente è vedere l'arzillo massaggiatore che si liscia i baffi prima di massaggiare con un guanto di trine di cavallo la più rotonda del gruppo, lanciando ogni tanto a noi maschietti dei sorrisini d'intesa. Alla fine abbiamo dovuto levare di peso la ragazza dalle sue interminabili cure.

Nei dintorni di Aleppo visitiamo San Simeone. Qui in epoca bizantina fù costruita una basilica intorno alla colonna sulla quale visse per 36 anni San Simeone lo stilita. Della colonna non rimane che un masso, a seguito dell'asportazione di reliquie avvenuto nei secoli. Della basilica rimangono invece le volte e i muri perimetrali che creano un notevole effetto scenico che contrasta  piacevolmente con il nulla della campagna circostante.

Dopo Aleppo e i suoi dintorni ci dirigiamo verso est e il deserto, passiamo per un lago artificiale con acque di un blu intensissimo circondato solo da sabbia e da un antico castello del Saladino, vediamo l'Eufrate di scolastica memoria e visitiamo le rovine di Sergiopolis antico insediamento bizantine ed ora città morta di cui rimangono le imponenti mura e il resto di qualche edificio. 

Resti della Basilica di San Simeone

Palmira - sito archeologico

Dopo ore di deserto, in cui pur essendo a metà primavera il caldo comincia a farsi prepotente (si arriva ai 32-35°C) raggiungiamo Palmira, città millenaria (le origini sono del II millennio a.c.) che sorge in un'oasi di discrete dimensioni. Fù capitale del regno della regina Zenobia che per un breve periodo si rese autonoma da Roma fondando la sua ricchezza sui traffici carovanieri. L'antica Tadmor conserva parecchie stupende vestigia del periodo ellenistico e sicuramente vale il viaggio fatto per raggiungerla. Oltre all'imponente tempio dedicato a Baal, rimangono in piedi una serie di colonnati che si stagliano in un cielo terso che sarebbe il sogno di ogni fotografo. 

Giriamo per ore tra i resti antichi, assistiamo poi ad una corsa di cavalli organizzata per l'annuale festival del deserto. Più delle corse sono caratteristici i festeggiamenti che la squadra vincente improvvisa a bordo pista, una danza in cerchio (per soli uomini) che coinvolge tutti gli autoctoni. Nel pomeriggio dobbiamo ritirarci in hotel a causa di una tempesta di sabbia che toglie la visibilità coprendo  i monumenti e rendendo la vita impossibile a chi si avventura all'aperto. 

Lasciamo Palmira con i suoi straordinari monumenti e sul pulmino ci rituffiamo nel deserto con direzione Sud. L'ultima città visitata è Bosra, particolare per l'architettura dei suoi edifici costruiti in basalto nero e per il suo bel teatro romano fortificato che si dice sia uno dei meglio conservati al mondo.

 

Palmira - tetrapilo

Bosra - teatro romano

Ripassiamo da Damasco, dove la nostra guida Mansur ci omaggia delle migliori felalfeel assaggiate in Siria (polpettine di fave servite nel pane arabo, insieme a una salsa di yogurt e a verdure tritate), facciamo l'ultimo tragitto verso la Giordania in pullman anche se a pochi chilometri dal posto di frontiera dobbiamo lasciarlo per stiparci sui taxi che fanno la spola tra le due città di confine tra Siria e Giordania. Lasciamo così la Siria rimpiangendo di non aver avuto una settimana di più per visitare con più calma il paese e spingerci magari lungo l'Eufrate fino a Duras Europos, città romana al confine con l'impero Persiano.

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