Prologo: L' idea di intraprendere un viaggio in America Centrale era venuta al sottoscritto e al "uebmaster" del sito circa un annetto prima della partenza effettiva. Entrambi appassionati di viaggi, ci trovavamo nella condizione di poter utilizzare ambedue un adeguato numero di giorni di ferie disponibili "fuori stagione", e nella condizione di essere liberi da impegni (rifare un viaggio del genere adesso, con due figli piccoli accarico, sarebbe per me assai piu' complicato). Intorno a questo progetto, che univa aspetti naturalistici, etnografici, e archelogico-culturali, cominciamo ad aggregare un gruppo di amici. Dopo la fase preparatoria decidiamo di suddividere il viaggio in due parti: una settimana in Guatemala per chi ha piu' ferie a disposizione (noi due e la Bruna); a seguire due settimane nel Messico meridionale (Yucatan e Chiapas) alle quali si aggreghera' il resto del gruppo, costituito dal mitico Ari da Mirandola, l' Ernestone, la Maria Grazia, il prode Massimo da Biassono, pseudo-titolare della sez. viaggi, e la Paola farmacista, gia' celebrata come personaggio di Niguarda nell' apposita sezione. Guatemala: Antigua e l' altipiano, Panahacel e il lago Atitlan : Dopo aver fatto scalo a Miami, arriviamo a Citta' del Guatemala nel tardo pomeriggio; la citta' e' considerata un posto non molto "sicuro" per i turisti, per cui abbiamo gia' prenotato una albergo a poca distanza dall' aeroporto; telefoniamo e ci facciamo venire a prendere. |
Una delle
caratteristiche vie di Antigua, |
I
vulcani Toliman e Atitlan si stagliano contro |
Rimaniamo blindati in albergo fino all' indomani, quando noleggiamo un taxi e ci dirigiamo verso Antigua, la vecchia capitale dello stato, primo vero obiettivo del viaggio. La citta', dichiarata patrimonio dell' umanita' dall' Unesco, e' molto bella e caratteristica: sorge sull' altipiano, a circa 1500 metri di quota, per cui gode di un clima favorevole; l' impianto urbano e' tipicamente spagnolo coloniale, con le case basse e le tranquille vie a scacchiera che rendono particolarmente piacevole il luogo, anche se i frequenti terremoti hanno lasciato un segno indelebile sulle belle chiese barocche della città. Antigua fu la prima capitale del Guatemala, fino al trasferimento, nel XVIII secolo, all’attuale Città del Guatemala, proprio a seguito dei numerosi terremoti. Dopo aver "saggiato" un po' di pensioni e alberghetti (segnalati dall' immancabile guida della Lonely Planet) ci piazziamo in un alloggio semplice ma confortevole (5-6000 lire a testa), facendoci purtroppo scappare una bellissima sistemazione in una tipica casa coloniale, con stanze che davano sul cortile interno con dei bei materassi posati per terra, il tutto a poco più di 2.000 lire a persona !!! Alla sera facciamo due passi, notando che diversi disperati e mendicanti affollano le vie cittadine, spesso dormendo direttamente in strada. |
Lasciata Antigua proseguiamo per l' altipiano, ma abbandoniamo il taxi, mezzo troppo "di lusso" e ci serviamo dei coloratissimi autobus locali; raggiungiamo Panahacel, adagiata sulle rive del lago Atitlan, anch' essa a 1500-1600 metri, dove ci fermiamo per un paio di giorni. La prima sera scopriamo che poco dopo il nostro arrivo, alle porte del paese alcuni “bandidos” armati hanno fermato un pulmino pieno di turisti ammericani e todeschi portandogli via tutto. Ci rallegriamo di aver preso i “mezzi pubblici” pensando di dare meno nell’occhio, anche se gli autoctoni ci assicurano che nemmeno quelli sono sicuri !!! Sistematici in un confortevole alberghetto, giriamo un po' per il paese, che e' poi un ex centro di fricchettoni degli anni '70, ormai piuttosto turisticizzato; ci appare pero' un po’ "sovrastrutturato", anche perché, a causa della guerriglia prima e della delinquenza poi, il turismo è molto calato. La cittadina rimane una meta piacevole, dove e' anche possibile approfittare dei numerosi negozietti per fare qualche acquisto. Il lago, situato in una "caldera", cioe' un ex-vulcano sprofondato, e' molto bello, con i vulcani Toliman e Atitlan che vi si specchiano, proprio di fronte a noi, ed e' circondato da diversi villaggi: facciamo una gita col barchino, visitando i villaggi di Santiago e San Pedro la Laguna; a Panahacel cerchiamo la nostra amica Stefania, che sappiamo essersi trasferita da queste parti dopo aver avviato un piccolo commercio di artigianato locale fra il Guatemala e l' Italia; l' idea non ci dispiace e vorremmo fare due chiacchere e vedere come se la cava quaggiu', ma scopriremo piu' tardi che negli stessi giorni si trova in Messico, e quindi l' incontro sfuma. Chichicastenango: Dopo un paio di giorni ci spostiamo a Chichicastenango, famosa per il caratteristico mercato; la distanza non e' granche', ma usando i mezzi locali ci vuole il suo tempo. Quando arriviamo a destinazione dobbiamo respingere l'assalto del pueblo locale (fra cui diversi bambinetti), che ci vuole propinare il miglior albergo in paese, e ci affidiamo ancora una volta alla guida, piazzandoci in un gradevole alberghetto non distante dalla piazza del mercato, dove facciamo un giro l' indomani; il mercato di Chici è forse quello più famoso del Guatemala anche se a causa del turismo le bancarelle autoctone si sono ormai trasformate in bancarelle per i turisti; facciamo comunque qualche acquisto, e dopo un' accurata indagine alla ricerca del prezzo piu' basso, nonche' dopo le estenuanti trattative di rito, finiremo per comprare le caratteristiche maschere di legno in una bottega artigianale nei pressi. |
Uno dei colorati autobus locali, che abbiamo usato come mezzo di trasporto sull' altipiano del Guatemala |
Bancarelle
al mercato di Chicicastenango |
La cittadina è famosa anche per il sincretismo religioso che si è creato tra i culti locali e la religione cattolica; nella chiesa locale si svolgono cerimonie particolari, a cui possono assistere i turisti dietro il versamento di un giusto obolo. Dopo la visita di Chichicastenango rientriamo, sempre in pullman, verso Citta' del Guatemala. I pulmini locali oltre ad essere coloratissimi e suggestivi permettono di avvicinarsi un po’ al pueblo, che in genere viaggia su di essi con tutto il suo armamentario (prodotti agricoli, polli e mercanzie varie); questo a patto che il pulmino non sia strapieno, perché altrimenti il viaggio si può trasformare in un girone dantesco. Noi pero' siamo fortunati, il pulmino è semivuoto, anche per lo stile di guida un po’ disinibito dell’autista che percorre la strada in discesa per Città del Guatemala a velocità folle !!! Arrivati in città assistiamo ad una bella zuffa gigante con una ventina di energumeni coinvolti, ci chiudiamo così nel solito alberghetto poco distante dall’aereoporto e pensiamo di cenare con una bella pizza, consegnata direttamente a domicilio. La scelta non si rivelerà molto azzeccata, le grosse pizze super-farcite si riveleranno un po’ indigeste e la mattina dopo la terribile vendetta di Montezuma sorprende me e la Bruna. |
Maschere
di legno in bella mostra |
Mexico-Guatemala '99: parte II -->
|