LE BOCCHETTE ALTE DEL BRENTA

La via delle Bocchette Alte, nel massiccio delle Dolomiti di Brenta, e' una bellissima ferrata che percorre in quota la parte centro-settentrionale del gruppo, mantenendosi per lunghi tratti a 3000 metri circa di quota.

Il percorso e' piuttosto lungo e impegnativo, spesso con tratti esposti, ed e' necessario un buon allenamento (noi ovviamente non ce l' avevamo, e infatti abbiamo fatto una fatica boia !).

Particolare attenzione è da porsi alle condizioni metereologiche e alla presenza a meno di ghiaccio e neve. Passaggi che con il bel tempo non presentano difficoltà, potrebbero trasformarsi in vere trappole. E' bene quindi informarsi presso i gestori dei rifugi o presso le associazioni delle guide alpine del luogo. Altra buona norma è essere sempre provvisti dell'attrezzatura per l'evenienze peggiori.

Ecco gli intrepidi Walterun (in rosso) e Albertone (in blu) poco sopra la bocca del Tuckett

Il gruppo poco prima della cengia che costeggia la zona centrale del percorso.

Da sinistra a destra: Elena, Alberto, Silvio, Walter, Massimo

Si parte dal rifugio Vallesinella, raggiungibile in auto da Madonna di Campiglio (1513m slm), seguendo il sentiero N°317 si giunge agilmente il rifugio Casinei (1825m slm) in circa 45 min di cammino. Continuando lungo il sentiero N°317 si esce dal bosco e si incominciano a vedere le magnifiche ed inconfondibili cime del gruppo del Brenta. In circa 1h15' si arriva al Rifugio Tuckett (2271m slm) sotto le bocchette omonime. Partendo da Niguarda nel primo pomeriggio ( circa 4 ore d'auto) si completa la salita in tempo per cenare al rifugio e passarvi la notte. La prenotazione è d'obbligo ! Questo permette di spezzare la camminata del giorno successivo che potrebbe altrimenti risultare un po' faticosa per escursionisti non proprio in forma (come noi).

Risalendo la vedretta del Tuckett, poco sopra il rifugio, si arriva dopo un'oretta di salita fino all'omonima bocchetta, a 2649m di quota. La vedretta risalita nel primo mattino si presenta come una distesa di detriti rocciosi tenuti assieme dal ghiaccio (questo ad estate avanzata, potrebbe altrimenti essere coperta dalla neve), il pomeriggio invece il tutto si sfalda un poco rendendo un po' più faticosa la salita. Dalla bocchetta del Tuckett si inizia la parte piu' bella e impegnativa del percorso, con passaggi a mezza costa, in profonde gole e ovunque un panorama da togliere il fiato .....

Si inizia subito a salire per mezzo di innumerevoli scalette che ci seguiranno per tutto il tragitto  alternate a passaggi su stretti balconcini a strapiombo. Tutti i passaggi più pericolosi sono protetti con la fune di sicurezza, dove ci si può assicurare con l'aiuto d'imbrago e kit da ferrata, nonostante ciò alcuni passaggi potrebbero mettere in difficoltà i meno esperti, più per paura o  vertigini che non per la difficoltà intrinseca del passaggio. Stesso discorso vale per le scalette più lunghe (ad esempio la scaletta detta "degli amici") che potrebbero impressionare chi non vi si fosse mai cimentato. Si consiglia quindi di provare in precedenza (magari a poca distanza da noi nel lecchese) vie più facili e più brevi in modo da poter ammirare con più tranquillità i paesaggi suggestivi che si aprono percorrendo le Bocchette Alte del Brenta, senza dover spendere tutte le proprie energie per tenersi costantemente avvinghiati alla fune.

Ecco un traverso che potrebbe creare un po' d'apprensione.

Il prode Massimo impegnato in uno spettacolare passaggio sopra la neve.

La ferrata si snoda sul versante orientale della Cima Brenta (3151m slm) ad una quota che si mantiene tra i 2800m e i 3000m. Chi ha qualche pratica d'alpinismo può, avendo tempo e energie a disposizione salire fino alla vetta della Cima Brenta che presenta difficoltà relative. Proseguendo si oltrepassa un canalone ghiacciato molto esposto ma protetto dalla sempriterna fune che però in questo punto ha il difetto quella di essere un po' altina, costringendo i più bassi ad uno sforzo supplementare per cercare di tenerla tra le mani (foto a lato). Si arriva poi alla Spalla di Massodì (3004m slm), ottimo posto di riposo con belvedere, dove si può sostare a riparo di eventuali cadute massi, sempre possibili per la natura calcarea (dolomia) delle rocce. Qui il riposo e un leggero spuntino sono necessari per recuperare le forze visto la lunghezza della ferrata.

Proseguendo si trovano le scalette più lunghe del percorso, dopo la Spalla del Massodì infatti, si perde velocemente quota per poi risalire con la scaletta detta "degli amici". Queste scalette potrebbe creare un po' di panico, specialmente in caso di sosta in pieno strapiombo per aspettare che si districhi la fila di quelli che precedono. Un buon motivo questo per evitare d'impegnare le scalette contemporaneamente ad altre persone. 

Si scende ulteriormente e quando ci si trova tra lo Spalline Massodì e la Cima Molveno (2915m slm) c'è una prima possibilità di disimpegnarsi dalla ferrata per scendere al rifugio Brentei (2182m slm). Il sentiero però non è dei più facili, scende infatti per lunghe scale fino al ghiacciaio del Brentei che bisogna poi oltrepassare. Meglio proseguire con un breve traverso sulla sinistra e risalire per mezzo di una scaletta la spalla nord della Cima Molveno. Da qui si può  percorrere al contrario la ferrata delle Bocchette Centrali descritta sempre sul nostro sito oppure scendere dalla Vedretta degli Sfulmini al Rifugio Alimonta (2580m slm). Il rifugio può essere una buona sosta per poi proseguire il mattino dopo, risalendo la Vedretta degli Sfulmini, per percorrere le Bocchette Centrali oppure per mangiare una delle splendite torte fatte al rifugio e poi scendere verso valle. Si giunge al rifugio Brentei dopo circa un'ora e da qui seguendo il sentiero N° 318 ci si dirige verso il rifugio Casinei già passato all'andata. Il sentiero N°318 pur non avendo il fascino della ferrata SOSAT soprastante, offre comunque verso occidente una bella vista sui massicci della Presanella e del Carrè Alto ed a metà sentiero (tot. 1h15' per il rifugio Casinei) anche un breve passaggio in galleria.

Eccoci in una profonda gola circa a meta' percorso, gia' abbondantemente provati dalla fatica: per fortuna il rifugio non e' lontano !

Il periodo consigliato per questa ferrata è Agosto - inizio Settembre, in questo periodo vi saranno meno possibilità di trovare neve sulle parti più alte del percorso anche se la fine dell'estate comporta meno ore di luce.

La sola ferrata, fatta da una persona normalmente allenata, prende con le dovute soste 5-6 ore di cammino a cui vanno aggiunte 3 ore dal rifugio Vallesinella alla Bocca del Tuckett e altre 3h30' dalla Vedretta degli Sfulmini al rifugio Vallesinella. La lunghezza complessiva consiglia perciò di passare una notte od al rifugio Tuckett oppure al rifugio Alimonta a secondo dell'orario di partenza (pomeriggio o mattina). La prenotazione al rifugio è indispensabile visto l'elevato numero di persone che percorre questi itinerari.

Consigliamo una sosta per una buona torta al rifugio Alimonta oppure per un buon primo piatto al Rifugio Casinei, anche se qualcuno storcerà il naso, questo è un buon modo per avvicinarsi alla montagna a tutto tondo e per concludere nel migliore dei modi una splendida passegiata. Tutto ciò senza ostracismo verso chi vuole vivere la montagna con spirito ascetico che è pur sempre libero di stare a digiuno.

Un grazie particolare a Bruna, anche lei presente pur non vedendosi in quanto autrice delle foto.

Turna indree

Turna al'Om Peig