PREMESSA: dodici anni dopo ... Mettere in cantiere un racconto di questo tipo a distanza di piu'  di dieci anni non e' un' impresa facile: infatti, per quanto un bel viaggio sia un' esperienza che rimane, i ricordi tendono inesorabilmente ad essere meno precisi, e le cose che tornano alla mente non e' detto che siano rimaste identiche. Per cui prendete questo resoconto anche con uno spirito "storico", e se avete intenzione di intraprendere un viaggio negli stessi posti, verificate le informazioni contenute in questa relazione, soprattutto quelle, per cosi' dire, "logistiche", come le considerazioni su alberghi, campeggi, costi, eccetera.
Detto cio', nella primavera del 1990, il sottoscritto e un gruppo di colleghi, - Ermes, Luca "Bettu'", Stefano e Daniele "Cassy" - decidono di dar fondo al proprio "monte ferie", e di intraprendere un viaggio di ben 5 settimane negli Stati Uniti. A parte il Cassy nessuno ha una grande esperienza di viaggi, e le esigenze e i gusti personali non sono sempre gli stessi, per cui passiamo buona parte del periodo pre-ferie a discutere (spesso davanti a una pizza o un bel piatto di un spaghetti) un itinerario adeguato; alla fine decidiamo di spezzare il viaggio in piu' parti: qualche giorno a New York, poi un tour in camper per gli stati del west, una tappa a New Orleans, e infine qualche giorno di relax al sole della Florida.

 

L' arrivo a NewYork: Viaggiamo con la olandese KLM, facciamo quindi scalo per qualche ora ad Amsterdam e dopo un tranquillo volo transoceanico arriviamo all' aereoporto Kennedy; completate le trafile burocratiche di ingresso ci poniamo il problema di raggiungere l' albergo, che almeno per la permanenza a New York, abbiamo prenotato gia' dall' Italia. Tanto per fare gli americani, e visto che il costo, diviso fra noi cinque, non risulta eccessivo prendiamo una Limousine di quelle vere, con tanto di salottino e vetri oscurati tipo Al Capone, al posto del Taxi classico.
Tenendo d' occhio i grattacieli, nel giro di 3 quarti d' ora arriviamo a destinazione; il nostro albergo e' piuttosto centrale, all' angolo fra la 34^ strada e Broadway, a due passi dal Madison Square Garden. Quando arriviamo a Manhattan ci accoglie un caldo soffocante, e mentre camminiamo verso l' hotel uno sbuffo di vapore alto diversi metri, proveniente dal classico tombino stradale sullo sfondo dei grattacieli, mi richiama alla mente le immagini di N.Y. viste in tanti film (e nei fumetti di Nick Carter).
La citta' e' veramente immensa: le dimensioni di Manhattan, sia verticali che orizzontali, sono la prima cosa che colpisce il turista; l' isola e' lunga una ventina di chilometri e larga piu' di 3 (poi ci sono i sobborghi ...) e se si esclude il grande polmone verde di Central Park, e' un susseguirsi ininterrotto di palazzi, che nelle zone di "DownTown", a sud e "MidTown", al centro arrivano fino al cielo.

La statua della liberta', celebratissima porta d' ingresso per New York e per tutti gli Stati Uniti

 

Scorcio di Manatthan sud, con il naso verso l' alto a guardare le Torri Gemelle, che allora erano ancora in piedi

La vista dalla cima delle Torri Gemelle verso l' East River, con il ponte di Brooklyn e il Manhattan Bridge.

 

Non la si puo' certo definire una citta' "bella", ma ha sicuramente un fascino particolare, del tutto "americano", che la rende unica e da vedere. Nei tre giorni successivi la giriamo un po' con l' onnipresente metro' (che collega davvero tutte le cose che ci sono da vedere) e in larga parte a piedi; camminare e' infatti il modo migliore per scoprire la citta', anche se alla sera siamo davvero cotti; saliamo sulle torri gemelle, godendoci l'incredibile panorama di Manatthan vista dall' alto (fa davvero impressione pensare che questi immensi grattacieli adesso non ci sono piu' ) e sull' immancabile Statua della Liberta'. Gironzoliamo per Brodway, facendo una puntata ad Harlem e su fino a "Washington Heigths", all' estremo nord dell' isola di Manhattan; la sera ceniamo nei ristoranti messicani del Greenwich village o in quelli di Brooklyn, che raggiungiamo attraversando il ponte a piedi, un' impresa da veri maratoneti dopo le scarpinate che ci facciamo quotidianamente. Di giorno invece ci saziamo con i classici "hot dog" che si comprano negli innumerevoli baracchini ambulanti all' angolo delle strade, prezzo standard 1,50 $ (di allora) comprese le farciture piu' improbabili.

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